L'architettura brutalista

Costanza Antoniella Costanza Antoniella
HOUSE OF JUSTICE - CIVIC CENTRE, Mestia, Georgia, J.MAYER.H J.MAYER.H Houses
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A noi di homify non piace essere ripetitivi, parlandovi unicamente di progetti o dandovi consigli su come organizzare al meglio la vostra cucina. A noi di homify piace spaziare nel campo dell'architettura e del design per cercare di toccare tutti i punti più interessanti di questo ambiente. Ecco perché oggi, anziché trattare di un progetto in particolare, vogliamo parlarvi di un movimento, dandovi qualche piccola e semplice nozione sul brutalismo. 

Innanzitutto cos'è il brutalismo. Con questo termine si sta ad indicare una corrente architettonica vista come il superamento del movimento moderno. Il termine nasce nel 1954 in Inghilterra e deriva dal béton brut di Le Corbusier, che caratterizza l' Unité d'Habitation di Marsiglia. Questa corrente che ha avuto i suoi momenti di maggiore gloria nel mondo anglosassone degli anni cinquanta fino alla fine degli anni settanta, ha infatti avuto un impatto magistrale sulla scena mondiale del design contemporaneo. Il brutalismo è caratterizzato da un utilizzo importante del cemento che, unito a forme plastiche lavorate e plasmate nei particolari, mettono in evidenza la potenza della struttura. I volumi delle membrature risultano robusti e accentuati, mentre le forme e i materiali si modellano dello spazio creando una connessione con ciò che sta attorno. Oggi abbiamo quindi deciso di parlarvi del brutalismo, avendo selezionato fotografie che meglio possono esprimerne questo concetto di architettura dalle forme decise e dai materiali pesanti.

Un po' di storia

​Come detto, il brutalismo è una corrente che deriva dall'architettura moderna, influenzata principalmente dall'architetto francese Le Corbusier, soprattutto per i suoi progetti su larga scala come le unità abitative di Marsiglia e Berlino, oltre che l'architettura magistrale di Chandigarh in India.

Con il progressivo decadimento del movimento moderno, il brutalismo si fa sempre più strada, complice un'architettura semplice, ripetitiva e fatta di materiali grezzi che garantisce la possibilità di creare grandi opere ad un costo ridotto. Gli architetti Alison e Peter Smithson e il critico Reyner Banham, a partire dalla prima metà degli anni cinquanta, definiscono un complesso di esperienze architettoniche che, denunciando la degradazione “manieristica” del razionalismo, traggono una nuova vitalità e nuove potenzialità dall'universo tecnologico. La particolarità del brutalismo sta nell'intento di mettere in vista tutti i componenti materiali dell'architettura e quindi le forme rudi e i materiali grazzi. Il primo edificio del brutalismo si può considerare la scuola di Hunstanton, costruita nel 1954, dove gli Smithson lasciarono volutamente in vista gli impianti tecnici della costruzione. Con questo movimento si cerca di andare contro la cultura formalista del tempo, cercando di dare un'idea di bello architettonico che non si rifà unicamente all'estetica dei materiali, ma anche alla forza delle forme. Il movimento crescerà d'importanza in tutto il mondo occidentale, soprattutto in Europa e in America. Tuttavia, a cavallo degli settanta anni subirà un calo diventando sempre meno popolare a causa dell'avvento del post-modernismo, guidato dal critico di architettura Charles Jencks e dalla coppia Robert Venturi e Denise Scott Brown.

Le intenzioni

Come accennato in precedenza, il movimento brutalista mira a mettere in discussione i valori estetici dell'architettura di quel tempo cercando un vero e proprio contrasto. Queste idee sono parte della intensa situazione socio-economica dell'epoca: dopo la seconda guerra mondiale, le città europee ebbero necessità di costruire nuovi edifici, dato il gran numero di quelli danneggiati o completamente distrutti dai bombardamenti. Il Brutalismo ha risposto con la sua architettura ripetitiva, grezza e poco costosa a questo bisogno, ricevendo un grande consenso da parte della società, soprattutto dai partiti di sinistra sostenuti da socialismo e comunismo. Questo è uno dei motivi per cui trovare palazzi di chiaro stampo brutalista nell'ex Unione Sovietica non è un caso: dai primi anni cinquanta fino alla caduta del Muro di Berlino, questo genere di architettura ha trovato nell'URSS una vera e propria culla. 

Forme

Tutti gli edifici brutalisti hanno più o meno caratteristiche simili che li rendono facilmente riconoscibili. Per una questione puramente economica, le forme geometriche si mostrano semplici, spesso cartesiane, anche se alcuni architetti del movimento, come ad esempio Marcel Breuer, inclusero nei loro edifici forme curve per ammorbidirne la brutalità. 

La maggior parte dei progetti in stile brutalista sono edifici istituzionali o destinati a scopi commerciali, ecco perché la loro architettura si presenta maestosa e di grandi proporzioni che, accostata a forme semplici, genera una monumentalità quasi schiacciante capace di stupire chiunque. Infine, la ripetizione regolare dei moduli e degli elementi costruttivi crea un ritmo sorprendente in questi giganti di cemento . Un esempio lampante di edificio brutalista è certamente la Boston City Hall, progettata dagli architetti Kallmann McKinnell & Knowles nel 1969.

Cemento grezzo…

​Il materiale maggiormente usato nel brutalismo è il calcestruzzo: una soluzione economica e semplice, che aiuta a dare quella sensazione di imponenza che è propria dei palazzi in questo stile. Tuttavia, nonostante l'aspetto apparentemente semplice della facciata che si mostra quasi sempre senza pretese, si può notare una trama, frutto del meticoloso lavoro degli architetti. Anche il colore fa molto: la varietà di minerali presenti nel cemento, gli danno tante diverse sfumature che, associate alle varie dimensioni dei blocchi, danno all'edificio un volto unico mostrando il lato meno banale del cacestruzzo. 

… e non solo!

(Foto:  Tamás Mészáros )

Il calcestruzzo non è l'unico materiale utilizzato dal brutalismo. Infatti, gli architetti Alison e Peter Smithson  utilizzano mattoni, acciaio e vetro per dare ai loro edifici lo stesso carattere crudo e de-ornato del cemento. Inoltre, il progetto del Centre Pompidou di Parigi, realizzato da architetti eccezionali  quali Renzo Piano  e Richard Rogers è considerato da molti critici di architettura come un progetto che si rifà particolarmente a quei canoni propri del brutalismo, che fanno si che tutti gli elementi strutturali vengano lasciati esposti. Questo esempio esprime perfettamente la potenza e la monumentalità delle costruzioni brutaliste.

Le critiche

​In molti si sentono sostenitori del movimento del brutalismo, ma molti altri non sono in grado di coglierne l'essenza, attribuendo a questa corrente una connotazione negativa, non comprendendo la magnificenza di certi progetti, ma vedendoli solamente come un disturbo visivo all'interno di un paesaggio. Infatti,  come sono presenti persone in grado di capire come questo genere di architettura sia un modo completamente nuovo di ridefinire l'estetica di unao spazio architettonico, altri non faranno fatica a considerare questi grandi palazzi, come semplici mostri in cemento che negli anni invecchiano male, specie se lasciati in totale stato di abbandono. Alcuni critici sono arrivati al punto di associare le fredde facciate grige di questi edifici, ai movimenti totalitari di un tempo, creando un collegamento tra il brutalismo e il comunismo. 

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